Al Ministro della salute Roberto Speranza
E p.c. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Oggetto:
- Divieto di tatuaggio al complesso areola –capezzolo a personale non sanitario
- Circolare Ministeriale 0014138 del 15/5/2019
- Bozza Linee Guida “sulle prescrizioni in materia di sicurezza relative alle pratiche tatuaggio e allegato 2 relativo ai rischi/effetti avversi e consenso informato”. Del 02-07-19
Gentilissimo Ministro,
ci congratuliamo e siamo felici per il Suo nuovo incarico.
Abbiamo ascoltato per intero i discorsi e le interviste del presidente Conte, che ci legge in copia, e siamo pienamente d’accordo su tutto il programma di Governo.
Ci auguriamo che possiate realizzarlo senza incontrare ostacoli.
Le scriviamo per sottoporle una questione aperta e urgente, in pendenza con il Ministero da Lei presieduto contando sul Suo buonsenso e responsabilità, per il bene dei cittadini tutti.
Comprendiamo che prendere in considerazione tutto l’iter, i documenti e l’intero problema le può sembrare oneroso e di poca importanza rispetto agli innumerevoli casi che dovrà affrontare ma le scriviamo perché, se il Tar non dovesse darci ragione si metterà a rischio la salute ed il benessere di molte donne che hanno già sofferto molto per il percorso terapeutico causato dal tumore al seno.
La nostra associazione riunisce dermopigmentatori che da trent’anni operano in questo campo e che, esperti di questo trattamento, conoscono molto meglio non solo le tecniche ma anche le controindicazioni che comporta e che in seguito le spiegheremo.
Ci permetta di riassumerle in sintesi quello che è avvenuto.
Il 15 Maggio 2019 il Ministero della Salute ha emanato la Circolare in oggetto che tratta la ricostruzione del complesso areola-capezzolo alle donne mastectomizzate.
In passato tale pratica era risolta (per così dire) chirurgicamente asportando una parte di tessuto dalle grandi labbra e trapiantandola sul seno ricostruito. Tale pratica, cruenta, ospedalizzante e traumatica per la donna, da anni è stata sostituita dalla colorazione dell’areola con il tatuaggio. Tale tecnica è eseguita da operatori estetici specializzati in dermopigmentazione che collaborano, dall’esterno, con ospedali e associazioni di volontariato, con ottimi risultati e con la soddisfazione delle pazienti. Ciò ha costituito anche un notevole risparmio alla sanità pubblica oltre che un risparmio di sofferenza alle donne già traumatizzate dal percorso terapeutico del tumore.
Tutto è andato bene fino a quando, nella Circolare di cui sopra, veniva vietato agli operatori non sanitari di effettuare il trattamento, affidando tale pratica a personale sanitario, con la motivazione che, essendo tale trattamento presente nel Lea, (e quindi a carico del sistema sanitario) non poteva essere svolto da altri.
La nostra associazione ha subito avviato una raccolta firme rivolta al Ministro Grillo
L’11 Giugno 2019 si è svolto a Roma un convegno, organizzato dall’ISS in cui si presentava un progetto di linee guida per la pratica di tatuaggio e dermopigmentazione. Come associazioni siamo stati coinvolti a dare il nostro contributo, nonostante anche questo documento contenga il divieto di eseguire il tatuaggio al complesso areola capezzolo.
Le nostre associazioni, unitariamente, hanno inviato puntualmente i commenti ad integrazione del documento
In Luglio è stato presentato ricorso al Tar per ciò che riguarda il divieto di esecuzione del tatuaggio al complesso areola capezzolo e quella che le alleghiamo è la memoria dell’Avv. Marina Russo, formulata in data 05 settembre 2019 per conto del Ministero della Salute.
Non scriviamo per lamentarci che questa circolare ci priva di un’attività lavorativa, dato che la maggior parte di noi svolge questo trattamento in collaborazione con ospedali e associazioni di volontariato, senza scopo di lucro.
Neppure, in questa sede, prendiamo in considerazione il disagio che sta provocando a tutte quelle donne che hanno dovuto disdire l’appuntamento con noi e che non sanno a chi rivolgersi, visto che non c’è personale sanitario preparato e con esperienza nel campo.
Non stiamo neanche, in questa sede, a discutere l’ingiustizia di non poter scegliere, da parte della paziente, a chi rivolgersi, ed essere costretta, solo perché è un trattamento passato dalla mutua, a rivolgersi a strutture sanitarie, quando preferirebbe rivolgersi a un professionista esperto, che tanto, lo eseguirebbe comunque gratuitamente o quasi.
L’aspetto più importante e sottovalutato è che questa iniziativa è stata presa da qualche funzionario nella completa ignoranza di come si svolge il trattamento, sulla tecnica e di quali sono le indicazioni per poterlo eseguire!
Tutta la memoria dell’avvocato Russo e quindi anche l’azione del Ministero, si basa sul concetto che su un soggetto malato, in chemioterapia o comunque debole, possa operare solo personale sanitario. Siamo d’accordo. Ma qui si rivela l’estrema incompetenza sulle tecniche di tatuaggio di chi ha emesso la circolare che di chi la difende.
La pigmentazione del complesso areola capezzolo non è un trattamento curativo/terapeutico/medico bensì, proprio essendo l’atto finale di una ricostruzione mammaria, non è altro che l’intervento estetico che migliora l’aspetto del seno quando ormai sia la malattia che il percorso chirurgico e terapeutico è concluso, quindi si intende dopo anni.
E’ da intendersi come un trattamento che interviene, quando la pelle e il soggetto è guarito o comunque fuori pericolo, con i meccanismi di difesa immunitaria e cicatrizzazione ripristinati (su indicazione del medico curante o del chirurgo o della breast unit che ha seguito il caso) tanto quanto altri trattamenti che migliorano l’aspetto estetico del paziente, portiamo ad esempio il trucco permanente su soggetti che hanno subito operazioni maxillofacciali, su soggetti che hanno sofferto di alopecia, su soggetti che hanno esiti cicatriziali antiestetici, sui quali nessun altro trattamento medico può più intervenire per migliorarne l’aspetto, su soggetti che si sono sottoposti a chirurgia estetica o trapianto di peli e capelli, su soggetti che in seguito a interventi su labioschisi , guariti, necessitano della colorazione delle labbra ecc.
Che il trattamento finale, estetico, possa essere per la persona, la conclusione soddisfacente di un percorso lungo e doloroso e anche gratuito, questo ce lo auguriamo tutti, ma questo apporto estetico e non strettamente terapeutico (se non perché procura un benessere psicologico, una soddisfazione del paziente migliorando la qualità della sua vita) può eseguirlo solo una figura professionale abilitata a trattare con dermografo e con tutte le competenze estetiche, su trucco, disegno e colori, che fino ad ora solo l’estetista dermopigmentatrice ha grazie alla legge 1/90 e relativi allegati.
Il tatuaggio è una tecnica che inserisce del colore nel sottocute, procurando una abrasione superficiale alla pelle, un semplice graffio che, nei giorni successivi, a domicilio, avrà bisogno di cure e attenzioni per una buona tenuta e soprattutto per prevenire infezioni. Non si deve occludere con bende, ma se ben eseguito, trattare con prodotti specifici e non necessariamente farmaci, che accompagnino la naturale rigenerazione della pelle. Se il soggetto ha in corso una patologia o una cura farmacologica che altera la sua risposta generativa e immunitaria il tatuaggio NON DEVE ESSERE ESEGUITO, da nessuno, estetista o sanitario che sia!
Il tatuaggio, compresa la dermopigmentazione al complesso areola/capezzolo, va quindi fatto SEMPRE SU PELLE SANA, pelle in grado di avere quei meccanismi di riparazione e difesa naturali che permettono una buona guarigione del graffio.
E’ da incoscienti effettuare un tatuaggio su una cicatrice non guarita, su un cheloide o su una persona in cura chemioterapica!! Sia che sia un tatuatore, un’estetista o che sia un medico! E’ LA STESSA TECNICA E PROCEDURA CHE RICHIEDE CHE LA PELLE SIA SANA E PRONTA PER RICEVERE IL TATUAGGIO!
Quindi la questione fondamentale non è CHI può fare il tatuaggio ma soprattutto QUANDO e COME! (Sei mesi dopo, come dicono i testi del Ministero, per alcuni casi è TROPPO presto!).
Di conseguenza, se una buona prassi prevede che il trattamento va fatto quando la pelle e l’organismo è pronto a riceverlo, allora non esiste il problema e non serve un operatore sanitario, la figura professionale più indicata per legge è l’estetista dermopigmentatrice.
Molti di noi erano tatuatori, ma per essere in regola con le leggi, hanno frequentato i corsi di tre anni x ottenere la qualifica di estetista e di propria iniziativa hanno speso migliaia di euro per frequentare corsi che migliorassero la nostra competenza in dermopigmentazione estetica e correttiva.
Posto questo chiarimento tecnico, tutta la memoria si capovolge quindi a favore del fatto che il trattamento venga effettuato dal personale già abilitato per legge e specializzato come l’estetista e che questa circolare non è altro che un tentativo di far effettuare al personale sanitario un trattamento PRIMA DEL TEMPO, mettendo così a rischio seriamente la salute del paziente.
La riflessione è:
-Di chi sarà la responsabilità dei danni che si potranno causare se questa circolare rimane in vigore?
-Chi eseguirà il trattamento in una struttura sanitaria se al momento non ci sono figure con l’esperienza trentennale che offre ora il nostro settore?
-Perché caricare il sistema sanitario nazionale di un costo aggiunto, inutile e dannoso, quando oggi i pazienti preferiscono rivolgersi agli operatori specializzati piuttosto che a un medico inesperto in tatuaggi?
-Chi colmerà il vuoto del tempo che serve per organizzare corsi e insegnare al personale medico?,
-Su chi si “allenerà” questo personale prima di acquisire l’esperienza che ha già il nostro settore?
-Cosa diremo alle centinaia di donne che avevano già preso con noi l’appuntamento?
-Perché caricare anche questo costo sul sistema sanitario quando è già un’eccellenza nel nostro Paese?
Se il Ministero della Salute crede, come noi, che il Dermopigmentatore debba essere ulteriormente preparato nel modo più adeguato allora emani linee guida sui corsi o le competenze scientifiche necessarie, sulle qualifiche e l’esperienza che deve avere per collaborare con la Sanità, in modo che su tutto il territorio nazionale la formazione e la preparazione sia uniforme e garantita, ma non necessariamente che diventi o sia una figura sanitaria.
Al momento, le uniche linee guida per il tatuaggio e piercing sono state emanate nel 1998, e in alcune regioni applicate con corsi di formazione di 14 ore, mentre in altre regioni virtuose sono stati previsti corsi di 600/700 ore.
Questo troviamo che sia scandaloso! Noi stiamo lottando affinché la figura del dermopigmentatore sia riconosciuta e siamo consapevoli sia necessaria una legge di Stato, ma nel frattempo il Ministero che Lei presiede, non può toglierci la possibilità di continuare a fare il nostro lavoro con una semplice circolare, soprattutto se fino ad ora abbiamo sempre rispettato la legge.
Noi crediamo e lottiamo affinché sia riconosciuta la nostra professionalità e soprattutto, che sia stabilito un percorso formativo specifico e completo, per il tatuaggio, per la dermopigmentazione e per il piercing, uniforme su tutto il territorio nazionale, perché solo così si può prevenire malattie e alleggerire i costi della sanità pubblica, non certo facendo fare ai medici anche il tatuaggio e il piercing!
Ci perdoni per il fervore con cui le abbiamo scritto, ma noi lavoriamo per passione e con passione ci rivolgiamo a Lei e a chi può mettere in campo il buonsenso affinché questo nostro Paese possa svilupparsi al meglio.
Buon lavoro a voi tutti.
Claudia Magnani
Presidente Atec
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